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Il "verdetto" e l'orto di Moncalvo

Dopo aver letto le regole del contest "In cucina con il Club delle Cuoche...voglia di orto: Maramao perché sei morto? "  eccomi qui a rispolverare ricordi e a parlare dell'orto di mio padre. Il suo, al pari di quello del vecchietto di Torino, mi ha fatto capire quanto sia importante la terra. 


i pomodori di mio papà (foto ritrovata)

Sotto una foto di mio padre e l'ingresso del suo orto. Purtroppo solo con la mia descrizione è possibile "vedere" quello che la casa, quinasconde
















Filippo è sempre stato un contadino, anche dopo il suo lavoro da operaio in Fiat. Da ragazzo era un bracciante e da suo padre aveva appreso l'arte del coltivare, per cui era naturale dovesse tornare ad occuparsi di terra, di pomodoridi melanzane e cetrioli. Il suo Orto (non a caso uso la maiuscolaera in una valle della campagna astigiana, ai piedi di un paesone di nome Moncalvo. Lui e mia mamma abitavano li da Marzo a Ottobre e cioè da quando s'inizia a coltivare l'orto e fino alla fine, quando le ultime piantine appassiscono sotto i primi geli. L'orto di mio padre era per me un luogo speciale, un ritorno alla natura, io che solitamente andavo a trovarli la domenicaper abitudine dopo gli abbracci, sentivo di dover far visita alle piante: un saluto alla lattuga, un'occhiata al basilico, una "snuffiata" alla pianta della cipollauna strofinata al rosmarino e alla salviauna carezza pomodoro. Probabilmente avevo già dentro di me l'amore per i buoni frutti e quell'angolo di terra mi riempiva il cuore (oltretutto sono nato in zona...) 

A prima vista appariva disordinato, ma guardandolo bene non lo era affatto, mio padre aveva un suo modo di coltivare, teneva conto del sole e dell'ombra,dei cambi annuali per sfruttare al meglio la terra e perciò dove l'anno prima c'erano le zucchine, l'anno dopo c'erano i pomodori. 
Entrando nell'orto il primo incontro era con l'insalata, un tappeto verde di tenera cicoria, sormontata dalla più alta lattuga romana, rugosa e croccante A seguire l'insalatina "Lollo", tenera e dolce, che non era perenne e una volta raccolta era finita. Appresso le costine verdissime e qualche pianta di zucca nella parte più esterna al limitare del recinto. A destra, dopo il prolifico filare di uva bianca, i cespugli di zucchine verdi e subito dopo i cetrioli. Mia madre si lamentava sempre per i fiori; li piantava e non li ritrovava. Mio padre era dell'idea che con i fiori non ci si potesse fare nulla (le insalate erano bandite), al massimo si facevano i fiori di zucchina in pastellama quelli per lui erano ortaggi. Per mio padre l'unico fiore che si potesse chiamare fiore era la rosa, ed era anche l'unico che poteva vivere nell'orto,nella bordura di fianco alla rete di recinzione che dava sul prato. 
Dopo il pozzo, di fronte alle zucchine i fagiolini arrampicati sulle corde che lui stesso preparava.  Alti, verdi o anche viola una volta, erano con i piselli i più attesi. Mia madre ci offriva durante il periodo di raccolta, insalate con fagiolini lessi, cipolla rossa e pomodori, qualche tocco di patata bollita, origano e olio a volontà per condimento, con una spruzzata di aceto rosso del buon vino Barbera. Subito dopo i filari dei fagioliniimperavano i pomodori. A loro mio padre dedicava una cura enorme, li legava come si conviene e li vedeva crescere e maturare giorno dopo giorno. Maniacale era la cura dei solchi per l'annaffiatura, perchè da buon siciliano, l'acqua non va sciupata e quindi i canali servivano a bagnare le piante nella giusta misura. Spesso mi portava a vedere il frutto del suo lavoro e si esaltava al pensiero di avere fra i filari pomodoroni di mezzo chilo oltre. Il suo vanto era di saper far crescere le verdure senza usare "medicine", diceva che tutto quello che l'orto dava era buono, se voleva crescere bene, diversamente avrebbe mangiato altro. A volte bisticciava con le pianteaveva negli ultimi anni in antipatia un pesco selvatico, che nonostante  l'innesto, per ben tre stagioni non aveva dato frutti. Allora gli diede l'ultimatum e parlandogli a tu per tu, lo minacciò con l'accetta. Il pesco capì l'antifona e partorì un'unica pesca gigante e mio padre fu felice. pomodori hanno sempre dato la salsa a tutta la famiglia e alla fine dell'estate quelli verdi  finivano in barattolo sottolio e deliziavano noi nelle merende "sinoirecon il pane fresco che mia mamma preparava nel forno a legna anch'esso costruito da mio padre. E sise lui era un buon contadino, lei era un'ottima panificatrice. Dalla farina del mulino della zona riusciva a fare un pane così buono, che bastava l'olio il sale e il pepe, per mangiarlo appena sfornato, caldo e croccante. E così per molti anni l'orto di Moncalvo è stato il nostro paniere della spesa, ogni mese un dono e mio padre che laboriosamente ha lavorato sotto il soleci ha donato di suo, il frutto della sua fatica. lui devo la passione per le piante in genere e a lui dobbiamo dire grazie per tutte le cose buone che abbiamo mangiato. 
Oggi il nostro vecchio ha 87 anni e nonostante l'orto non ci sia più, continua a seminare sul balcone a Torino, tutto quello che è coltivabile, dal vaso con un unico rigoglioso cavolo verde, al basilico e alla piantina di pomodoroper finire ai semi di limone o mandarino. Mia madre si lamenta sempre, ma in fondo sa che quella è la sua vita e che assolutamente va rispettata. E mentre nell'aiuola del  condominio crescono le sue rose  (che difende a denti stretti da chi le vorrebbe potare al suo posto), lui instancabile fa il suo lavoro e quando vado a trovarlomi porta a vedere le piante, adesso come allora, in questo orto su misura che ha lo stesso valore dell'altro, quello grande, perchè come dice lui, la terra nei vasi è quella di Moncalvo

E adesso, dopo l'infinita storia dell'orto di Filippo, vi tocca leggere la ricetta.
Sappiate che con questo piatto partecipo al contest di cook 'nbook "Voglia d'orto - Maramao perchè sei morto?", spero vogliate assaggiarlo...


Il verdetto (per via del prezzemolo)


Ingredienti


1/2 kg di polpa di vitello tagliata a cubetti
1 salamino stagionato o un pezzo di salame piccante tipo Napoli
1 finocchio bello rotondo
1/2 kg di erbette o costine
1/2 bicchiere di salsa di pomodoro
3 uova intere freschissime
3 cucchiai di formaggio grana
3 cucchiai di formaggio pecorino
olio extravergine d'oliva
sale
pepe


In una pentola con acqua a bollore, lessate senza cuocere troppo, le erbette e il finocchio tagliato a pezzi (si sa che vanno prima lavati...). Scolate e tenete da parte, compresa l'acqua di cottura.
In un'altra pentola versate l'olio e portate a temperatura, fate rosolare lo spezzatino di vitello e quando sarà diventato di un bel colore marroncino, aggiungete il mezzo bicchiere di salsa di pomodoro, le verdure e mescolate. Salate e pepate.A questo punto aggiungete un po di acqua delle verdure e il salamino tagliato a rondelle e proseguite la cottura a fiamma bassa, se serve aggiungete ancora brodo, ma senza esagerare, giusto perchè la carne non sia troppo asciutta.
Quando lo spezzatino sarà cotto e il salame ammorbidito, in un piatto sbattete le uova con il formaggio, il trito di prezzemolo, il sale e il pepe.
Versate il battuto di uova sulla carne senza mescolare, allargando con i rebbi della forchetta la verdura per far penetrare il composto. Coprite con il coperchio e lasciate rassodare il tutto, sempre a fiamma bassa.Una volta ultimata la cottura, spegnete il fuoco e fate riposare per 15 minuti. Servite ancora caldo, cercando di non mescolare l'uovo in superficie.

Commenti

  1. Ti leggo da cellulare mentre in metropolitana sto andando a lavoro....bellissimo post. Hai colto a pieno lo spirito del Contest. Che ricordi meravigliosi popolano la tua memoria. E sapere che i tuoi sono impegnati a tutt'oggi bella cura delle loro piante mi riempie di gioia e mi regala un raggio di sole a inizio giornata. Grazie Armando e in bocca al lupo. Stasera aggiungo anche questa ricetta all'elenco.Un abbraccio. Sabina

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  2. Mio marito è originario di Ottiglio, proprio a due passi da Moncalvo!!! Abbiamo ancora dei cugini che vivono là. Franco, questo è il nome del capofamiglia (nei paesi è un ruolo ancora "riconosciuto" ufficialmente) fa il contadino e alleva vitelli. Ne ha sempre una dozzina. In estate, quando mia figlia Alice va a Vignale a "studiare" (non saprei quale altro termine adottare per una diciassettenne che frequenta la IV liceo teatrale), ci preparano cassette di frutta e verdura del periodo. Quest'anno però il clima non ha giovato alla qualità e quantità di offerta. :-( Buona giornata

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    Risposte
    1. Ciao, io sono nato a Salabue a due passi da Moncalvo. Per molto tempo la mia famiglia ha frequentato la zona nel periodo estivo e ancora oggi quando è possibile ci tornano. L'orto è in una casa ai piedi della collina, tra Guazzolo e Moncalvo vicino alla stazione. Per anni mio padre lo ha coltivato e ancora oggi andiamo a raccogliere la frutta o a comperare il vino dal propietario della casa. Salutami le mie colline. Grazie di avermi scritto.
      Armando

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    2. Andrò sicuramente a breve. Mio suocero e i nonni di Daniele sono seppelliti a Ottiglio. Visto che il 7 dicembre ricorre l'anniversario del nonno, cerchiamo di andarci sempre. La mia famiglia è originaria di una zona limitrofa (venti minuti scarsi d'auto). Purtroppo non così bella e variegata...........trattasi di Tricerro Vercellese, a due passi da Trino e dalle orribili torri nucleari. Il ricordo della mia bella e importante famiglia è tutto in un paio di cappelle al cimitero...............che discorsi tristi! E' vero che il tempo è uggioso e per ora a Cogne non nevica. Ma questo non mi autorizza a seminare il web di tristezze. Un abbraccio e buona giornata.

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  3. Dimenticavo....daresti un abbraccio a Filippo da parte mia? E anche alla tua mamma.
    Sabina

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  4. Ciao Armando, passo di qua a risponderti sul tuo ultimo commento. In primis ti ringrazio perché ricevere un complimento sulle mie foto mi fa davvero felice. Sto disperatamente cercando di imparare e sono completamente autodidatta. A luglio mi sono regalata la mia prima reflex e da allora non ho mai smesso provare ovviamente in sola modalità manuale. Ma so ancora molto poco e spero di poter fare un corso presto. Mi piace davvero tanto.
    Circa gli oggetti che vedi nelle mie foto, come tutte le foodblogger malate di questa passione, compro piccole cose quando mi piacciono, un piatto, una tazza, una tovaglietta. Quel vassoio che vedi in foto con i ricciarelli, in realtà è un portacandele e l'ho pagato 3 euro in un negozio low cost. :)
    Aspetto tue nuove ricette e ti saluto. Buone Feste, Pat

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  5. Finalmente trovo il tempo di passare da te e vedere la foto dei pomodori di tuo padre. Ancora un altro bel ricordo. Grazie Armando, la tua è stata una partecipazione sentita e entusiasta e sono felice di aver appreso di realtà bellissime, nascoste nei meandri di un passato ancora presente. Ti abbraccio
    Sabina

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